Buongiorno, vediamo oggi il terzo e ultimo elemento che provvede a costruire l’immagine, ovvero il tempo di esposizione. Nel primo articolo abbiamo visto i primi due: l’apertura e la sensibilità.
Il tempo di esposizione completa in qualche modo i primi due aumentando al massimo la flessibilità e la creatività del fotografo.
Per farla breve e facile, come sempre, il tempo di esposizione è la durata dell’apertura dell’otturatore. Si misura in secondi o in frazioni di secondo:
1/8000 s
1/4000 s
1/2000 s
1/1000 s
1/500 s
1/250 s
1/125 s
1/60 s
1/30 s
1/15 s
1/8 s
1/4 s
1/2 s
1 s
Giusto per contestualizzare, l’otturatore è una specie di tendina che si alza e si abbassa per il tempo stabilito dall’impostazione del tempo di esposizione, proprio di fronte al sensore:
Ora, a parità di apertura, avremo ovviamente più luce per tempi lunghi, e meno luce per tempi brevi. Logico. Ma il tempo di esposizione ci aiuta anche a controllare l’effetto “mosso” nelle riprese. Per esempio in condizioni di luce scarsa, a parità di sensibilità, possiamo impostare un’apertura molto ampie e ridurre il tempo di esposizione in modo da evitare che la foto risulti mossa, se questo non è l’effetto che stiamo cercando, ovviamente.
Dato che abbiamo parlato di mosso, consideriamo anche il fatto che in alcune circostanze magari vogliamo proprio mettere in evidenza un certo movimento nell’immagine. Banalmente, la stessa ripresa di un ruscello eseguita con tempi lunghi oppure brevi dà risultati completamente differenti: con tempi brevi l’acqua risulterà come “congelata”, mentre utilizzando tempi lunghi ne risulterà un aspetto mosso, e quindi più dinamico.
Foto di un mulino. Il tempo veloce ha congelato le singole gocce d’acqua che cadono dalle pale, oltre alla ruota (che era in movimento).
Qui un tempo di esposizione più lungo ha reso l’acqua più “fluida”, introducendo sfortunatamente un po’ di effetto micromosso.
Ecco perchè si parla spesso di “priorità di tempo” oppure di “priorità di diaframma”. In questi casi voi deciderete il tempo oppure l’apertura, e la fotocamera regolerà di conseguenza l’altro parametro, sempre nel rispetto della sensibilità impostata.
La scelta di una delle priorità dipende dall’effetto che volete ottenere. Molti fotografi tendono ad usare più spesso la priorità di diaframma, ad esempio. Ma ovviamente si sceglie caso per caso, a seconda del tipo di immagine.
Per fare un esempio basilare, se vi interessa influire sulla profondità di campo, allora userete la priorità di diaframma. Se invece volete ottenere un set di immagini per l’HDR, userete la priorità di tempi.
Come regola molto generale, si assume il tempo di esposizione di 1/60 come “tempo di sicurezza”, al di sotto del quale la foto potrebbe risultare mossa. Questo vale per ottiche di lunghezza focale fino a circa 50mm, poi i tempi si accorciano per le focali più lunghe ovviamente. Ecco uno schema esemplificativo dei tempi di sicurezza, per lunghezza focale:
200mm = 1/250
100mm = 1/125
50mm = 1/60
35mm = 1/35
10mm = 1/15 Fonte
A questo punto risulta chiaro che per avere la foto perfetta, occorre combinare sensibilità, diaframma e tempi di esposizione in modo corretto. Potete impostare la sensibilità a un dato valore, e modificare apertura e tempi, per poi magari scoprire che vi occorre una sensibilità maggiore. Qui ovviamente sarà l’esperienza a guidarvi, oltre ai limiti intrinseci della vostra fotocamera
Solo per fare qualche esempio delle condizioni di scatto:
Eventi sportivi: si usano tempi veloci di solito. Ma dato che le regole sono fatte per essere infrante, potete provare a dare un po’ di effetto “mosso” all’auto che vi sfreccia davanti. Da provare insomma.
Panorami o scorci naturali: si possono usare tempi anche più lunghi (per i corsi d’acqua per esempio).
Qui l’apertura relativamente ampia ha influito sulla profondità di campo, e già i frutti rossi risultavano sfuocati. ƒ/6,3 – t 1/125 – 99 mm – ISO 125
Stessi parametri della foto sopra.
Profondità di campo molto ristretta, per isolare il fiore. ƒ/1,7 – 1/1024 – ISO 50
Foto di gruppo e ritratti: dipende dai casi e dalla luce disponibile. Per isolare un soggetto dallo sfondo si può usare una grande apertura, diminuendo quindi il tempo di esposizione.
A questo punto credo di avere terminato questo breve viaggio sulle basi. Mancheranno tantissime cose ovviamente. Ma non volevo complicare eccessivamente una materia già di per sè abbastanza complessa. Non ho parlato delle ottiche, per esempio, perchè non sarebbe bastato un anno. Però ci sono tutti gli elementi per iniziare. Se questa mini guida vi è piaciuta, oppure no, mettetelo nei commenti. Mi servirà come indicazione per i prossimi articoli.
Alla prossima !
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